Sanremo, il vescovo di Sanremo attacca Achille Lauro: “Ha deriso e profanato i segni sacri”

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Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, è uno dei cantautori più discussi dell’ultimo decennio. Al di là del suo naturale talento come cantante, è sempre stato sotto i riflettori per il fatto di essere un vero e proprio showman. Le sue esibizioni sono sempre teatrali e a molti ricorda addirittura il compianto David Bowie.

Peccato però che spesso finisce sotto attacco a causa delle rappresentazioni religiose quasi ricorrenti durante i suoi show.

Sanremo 2022, l’esibizione di Achille Lauro fa infuriare il vescovo di Sanremo

È stato il primo artista in gara ad esibirsi nella serata di ieri, 1 febbraio 2022, a Sanremo 2022 con il brano “Domenica“. Si è presentato a petto nudo tanto da ricevere i complimenti da Amadeus per il suo fisico. Inizialmente composto, mani dietro la schiena e tatuaggi ben in vista, ha cantato accompagnato da un coro gospel.

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Nella sua esibizione, alla fine, ha simulato un battesimo, rovesciandosi dell’acqua sul volto e su tutto il corpo. Questo gesto ovviamente ha fatto infuriare il mondo cattolico, ma sicuramente Achille Lauro se l’aspettava dato che è un gran provocatore.

Le parole del vescovo

Ad infuriarsi contro il cantautore è stato proprio il vescovo di Sanremo, mons. Antonio Suetta. Il mons. non si è limitato a scagliarsi contro Achille Lauro, ma ha accusato anche la Rai e gli addetti ai lavori.

TGCOM24 riporta lo sfogo del prete, che ha dichiarato: “(Achille Lauro) Ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso. La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del battesimo in un contesto insulso e dissacrante“. Dopo l’attacco a Lauro, il mons.

ha addirittura richiesto l’intervento delle istituzioni: “Ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga”. Non poteva mancare, infine, l’attacco alla Tv di stato: “Basta pagare il canone Rai . Non possiamo, infatti, trovarci di fronte a un canone obbligatorio sulla bolletta della luce, per poi essere offesi a domicilio. E questo sarebbe servizio pubblico?”.